Cosa rappresenta oggi – come in passato – il fascino di Bologna?
Stiamo ovviamente parlando delle due torri della Garisenda e degli Asinelli, che prendono il nome dalle famiglie che le hanno edificate. Ci troviamo nel 1109 quando la famiglia Garisendi propose il progetto di costruzione di quella che oggi è una torre con 4° di pendenza (per chi non ne capisce di geometria: tanto, tanto pendente). Dobbiamo invece aspettare altri 10 anni circa, mentre Gherardo Asinelli fa costruire la torre di 97 metri. Anche lei pende verso ovest per 2,23 metri.
Oggi stupisce, pensate che effetto dovesse fare durante il medioevo…
Nonostante le torri abbiano fornito negli anni un importante ausilio bellico, la loro storia è reperibile dappertutto. Ciò che è invece meno rintracciabile è la leggenda legata in particolar modo ad Asinelli: è la storia di un tesoro nascosto, è la storia di un amore caratterizzato da una differenza sociale, è la storia di un desiderio capace di toccare il cielo.
Secondo la leggenda, due asinelli di un umile contadino ritrovarono sotto terra un baule pieno di monete d’oro. Il baule venne nascosto dal contadino fino al momento opportuno: il figlio dello stesso si innamorò infatti di una giovane molto ricca il cui padre, affinché il ragazzo potesse sposare la figlia, pretese che costruisse una torre a dimostrazione del suo amore per la donna. Il matrimonio dei due fu il risultato di dieci anni di costruzione della torre che sarebbe poi stata intitolata ai due asinelli, “scovatori d’amore”.
Garisenda fu costruita successivamente per scopi principalmente militari, la storia ci dice però che, a causa dell’allentamento delle fondamenta, il suo scopo mutò e venne recisa. Sì, Garisenda era più alta dei 48 metri che misura oggi, anche per questo è conosciuta come “la torre mozza”: alla sua base vennero costruiti un edificio a servizio dei mercanti dell’epoca e una chiesetta dedicata a Santa Maria delle Grazie. Purtroppo oggi abbiamo poche referenze riguardo gli usi successivi della Garisenda in quanto entrambi gli edifici vennero completamente smantellati nel tardo Ottocento. La torre divenne proprietà del Comune di Bologna solo dopo il 1905.
Oggi possiamo avere accesso solo ad Asinelli, raccomandando tuttavia una sana dose di audacia a tutti coloro che volessero avventurarsi nella scalinata di 498 gradini rimasti immutati dalla seconda metà del diciannovesimo secolo. A tutti questi avventurieri non vogliamo però svelare nulla della visione a 360° che si ha della città dai suoi 98 metri di altezza. Sono molti a sostenere che ne valga addirittura la pena, ma d’altrocanto “chi troppo vuole nulla stringe” e, se sali su Asinelli, ti devi tenere proprio stretto alla ringhiera.
Con o senza magia, le torri sono lì, pronte ancora a incantarci, da 900 anni a questa parte.
P.S.: Raccomandiamo agli studenti bolognesi di pensarci due volte prima di compiere l’eroico gesto: la leggenda parla anche di voi e del fatto che, se non vi siete già laureati, sarebbe meglio non salirci su Asinelli, altrimenti gli “asinelli” potreste diventare voi.