La costruzione del palazzo, al numero civico 11 di piazza Santo Stefano, venne decisa nel 1493 da Giovanni Bolognini, celebre commerciante e produttore di seta, con lo scopo di offrire alla sua famiglia una più dignitosa residenza.
I lavori del Palazzo Salina Amorini Bolognini (dal nome della casata) tuttavia non vennero intrapresi prima del 1513, al termine delle vicende politiche dei Bentivoglio che coinvolsero anche la famiglia Bolognini.
Nelle sale del palazzo, celebre per aver ospitato la scuola dell’artista fiammingo Denys Calvaert e il suo allievo Guido Reni, la famiglia Amorini Bolognini raccolse un ingente patrimonio di opere d’arte, (oggi purtroppo disperso) e di arredi di squisita fattura. Fra gli oltre 180 dipinti presenti figuravano opere di Giuseppe Maria Crespi, Donato Creti, Alessandro Tiarini, il Guercino e soprattutto la Madonna e Gesù Bambino che scherza con S. Giovannino di Guido Reni, per molti anni conservata nella cappella privata della dimora.
Di notevole interesse artistico sono anche le argenterie, i gioielli, gli abiti, i mobili e i mezzi di trasporto posseduti dalla famiglia.
L’esterno del palazzo, almeno fino al secolo XVII, presentava una ricca decorazione figurativa e scultorea, come le teste in terracotta analoghe a quelle della facciata e le due figure allegoriche con gli stemmi di Bologna e dei Bolognini ai lati delle due porte d’ingresso.
A partire dall’800 l’edificio ha ospitato diversi inquilini, il più famoso dei quali rimane la Società del Casino dei Nobili, che tra il 1823 e il 1855 occupò il primo piano dello stabile; il circolo, tra le altre attività, ospitò nel grande salone rappresentazioni di Donizetti, Haydn, Rossini. Al piano nobile si stabilirono, fra gli altri, il Circolo Popolare Monarchico, il Circolo Combattenti, il Corpo Reale del genio Civile (durante la seconda Guerra Mondiale), l’Ente Provinciale del Turismo, e il British Council fino al 1990.