“Alla bona Porcellina, Sù sù tutti a chi ne vole, Venga via senza parole, Che l’è cotta in la cucina, Alla bona Porcellina” così recita il cantastorie Giulio Cesare Croce facendo riferimento alla storica festa della porchetta.
La storica festa della porchetta bolognese ha origini abbastanza lontane: veniva celebrata il 24 agosto, in occasione della ricorrenza di San Bartolomeo.
La prima celebrazione della festa è testimoniata dal XIII secolo, mentre l’ultima è datata il 14 agosto 1796.
Sulle sue origini circolano due versioni.
La prima risale all’entrata a Bologna di Re Enzo tenutasi proprio in quella data. La seconda, invece, fa riferimento alla presa della rocca di Faenza nel 1281. La rivolta è iniziata proprio perché a Tibaldello de Zambrasi era stata rubata una porcellina.
Giulio Cesare Croce, tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, offre alcune delle più ampie descrizioni della “festa della porchetta”.
Il momento centrale della celebrazione era quello denominato la Colta o la Coglia. Si gettata dalla ringhiera del palazzo la porchetta alla sottostante folla che se la contendeva a pugni e spintoni. Al lungo corteo, partecipavano anche dottori, senatori e rappresentanti del clero. In piazza era presenta l’albero della cuccagna, ovvero un palo su cui ci si doveva arrampicare per raggiungere il succulento premio.
La mattina del 24 agosto era dedicata alle funzioni religiose, con le più alte cariche del governo cittadino che si recavano ad assistere alla messa nella chiesa di San Bartolomeo. Non è chiaro se si tratta della chiesa di San Bartolomeo di Palazzo, oggi non più esistente, ma ubicata all’inizio dell’attuale via Ugo Bassi, oppure della chiesa di San Bartolomeo “alla Porta ravennate” ubicata subito fuori le mura alto-medioevali “di selenite”, su quella che è l’attuale piazza di Porta Ravegnana, sotto le “due torri”.
La “parte popolare” della festa, invece, aveva luogo nel pomeriggio con diversi spettacoli. Si iniziava con il “Palio” corso per le strade cittadine e si finiva con il “lancio” della porchetta dalla “renghiera” del Palazzo del Popolo (l’attuale Palazzo d’Accursio). Questo rappresentava il momento più atteso della giornata.
Il cuoco di Palazzo gettava al popolo sottostante una porchetta arrostita, accompagnato dai nobili che elargivano allo stesso modo volatili, selvaggina, dolci, confetti, monete d’oro e d’argento e fiumi di vino bianco e rosso.