La grande esposizione emiliana dei Giardini Margherita

La grande esposizione emiliana dei Giardini Margherita

Le sezioni dell’esposizione emiliana

Nel corso della seconda metà dell’800, le esposizioni, locali, nazionali o universali svolgevano un ruolo di rilievo nell’ incoraggiare la produzione industriale e i commerci. Bologna, ovviamente, non si fece scappare l’occasione di darsi rilievo. Prima della famosa Esposizione Emiliana del 1888, erano state organizzate alcune manifestazioni di carattere provinciale di poca rilevanza.

L’ organizzazione dell’Esposizione Emiliana venne prevista per la tarda primavera dell’88, dato che per quel periodo, erano attese anche altre importanti celebrazioni, come quelle per l’VIII centenario dell’Università, l’inaugurazione del monumento equestre a Vittorio Emanuele II (morto dieci anni prima) e la posa del monumento ad Ugo Bassi, in occasione del quarantesimo anniversario.

L’esibizione era suddivisa in tre sezioni principali: l’Esposizione Emiliana di Agricoltura e dell’Industria, la Mostra Internazionale di Musica e l’Esposizione Nazionale di Belle Arti.

L’evento venne presentato come una preziosa occasione per sollecitare i vari settori produttivi emiliani a prepararsi degnamente in vista della kermesse parigina.

I giardini Margherita

L’Expo bolognese si tenne nell’area degli attuali Giardini Margherita (allora chiamati “passeggio Regina Margherita”), mentre l’Esposizione Nazionale di Belle Arti venne collocata nell’ex-monastero di San Michele in Bosco (poco distante dai giardini).

Il parco ospitò i padiglioni dell’Agricoltura, dell’Industria e della Musica (con un salone destinato a concerti sinfonici in grado di ospitare 2.000 persone).

Per collegare il padiglione principale a quello delle Belle Arti, venne realizzato un doppio collegamento: una tramvia a vapore e una funicolare.

La famiglia reale e Giuseppe Verdi

Ad aprire l’evento, il re Umberto I e la regina Margherita, convenuti a Bologna per l’occasione assieme al Presidente del Consiglio Francesco Crispi.

Nello stesso giorno, anche la Madonna di San Luca fu spostata dal suo santuario e condotta da tutto il clero bolognese nella piazza dove, alla presenza di una folla immensa sopraffatta dall’emozione, ha benedetto il popolo e la Regina.

La cerimonia d’inaugurazione, rimasta memorabile negli annali della storia cittadina, vide la famiglia reale impegnata in un programma serratissimo che andò dal discorso di apertura, tenuto nel salone della Musica, al giro inaugurale di tutti i padiglioni e chioschi del passeggio Regina Margherita, fino alla visita al Padiglione di Belle Arti in San Michele in Bosco, per terminare, passata la mezzanotte, in una gran festa popolare alla Montagnola con luci, bande e fuochi d’artificio.

Oltre ai padiglioni non mancarono altre attrattive: ristoranti, un grande cafè chantant, un tiro a segno, delle montagne russe ( giunte appositamente dalla Finlandia) e una mongolfiera. Terminata l’Esposizione tutte le strutture vennero demolite. Solo la fontana posta all’ingresso, realizzata dallo scultore bolognese Diego Sarti, divenuta oggetto di generale ammirazione, venne smontata e ricollocata nei Giardini della Montagnola, dove si trova ancora oggi.

L’Esposizione delle Belle Arti e la Mostra della Musica ebbero maggiore successo. La presidenza d’onore di quest’ultima venne affidata a Giuseppe Verdi (dopo varia insistenza, poiché il maestro non gradiva affatto l’orientamento wagneriano della città).

L’Esposizione dedicata alla musica vide la presentazione di strumenti musicali dal medioevo all’età contemporanea, oltre ad un ricco programma di concerti.

L’insuccesso dell’esposizione emiliana

L’ Expo bolognese del 1888 non fu un grande successo. Immediatamente emersero inadeguatezze infrastrutturali (come per esempio la sala della musica che evidenziò grossi problemi acustici) e organizzative, attirando anche critiche sugli sponsor. Anche dal punto di vista economico, il risultato non fu dei migliori. Infatti dopo 189 giorni di apertura, fatti di concerti, balli, congressi, corse e gare sportive, l’11 novembre del 1888 l’Esposizione chiuse i battenti.

Tra tutti i padiglioni quello che ebbe un maggiore successo fu sicuramente quello dell’Industria, ricco di novità tecniche, dove i visitatori avevano la possibilità di vedere in modo tangibile il progresso della meccanizzazione dei processi produttivi. Vi erano installate, per esempio, le macchine tipografiche che stampavano in diretta il giornale dell’Esposizione sotto gli occhi degli ospiti.