Bologna , edificata su 12 porte, costruite per la protezione della città e del popolo, cinsero il centro fino all’inizio del XX secolo.
Al termine della costruzione della cinta muraria (ricordiamo, di forma poligonale che allude ad una pseudo ellisse), la città fu divisa dai Bizantini in 12 settori chiamati “horae” in quanto ad ogni ora del giorno e della notte, agli abitanti del settore di turno era affidata la difesa della città.
Non dimentichiamoci delle due torri, al centro dell’ellisse che potrebbero alludere alle lancette di un orologio!
Lo sapevate che Bologna fu la prima città del mondo a proclamare l’abolizione della schiavitù e liberazione dei servi della gleba?
Nel lontano 25 Agosto 1256 i cittadini bolognesi furono riuniti in piazza maggiore e il Podestà e il Capitano del popolo annunciarono la liberazione di tutti i servi residenti nelle case borghesi. Furono riscattati 5855 schiavi con il pagamento di 54.014 lire d’argento bolognesi da parte del tesoro comunale a pari merito per uomini e donne.
Il Liber Paradisus nonché appunto, il libro contenente il testo di legge, divenne ed è tutt’oggi il nome della piazza in cui il Comune di Bologna ha sede.
Una grande soddisfazione per la città, non trovate?
Avete presente la fontana del Nettuno accanto a piazza Maggiore? C’è già una curiosità nota a tutti riguardo le sue “dimensioni”… ma forse non tutti sanno che non è l’unica.
Poseidone, il dio del mare famoso per la sua ira e la capacità di poterla esercitare attraverso i grandi terremoti marittimi, viene sempre rappresentato con un tridente in mano, simbolo di potenza, coraggio e forza.
Quest’ultimo fu “rubato” nel 1914 dall’azienda automobilistica Maserati, produttrice appunto di auto sportive e lussuose perciò, categorizzate come preziose e potenti. L’allusione è proprio questa, riportare alla marca questo significato vigoroso e potente!
Nella piazza principale di Bologna, ovvero Piazza Maggiore c’è la sede dell’antica Borsa a Palazzo Re Enzo.
In passato, ogni banchiere aveva il proprio banco in legno, insomma la propria scrivania e… lo sapevate che se succedeva che l’esercente per un motivo o l’altro falliva, come “rivalsa”, il banco veniva rotto a martellate, da qui deriva il termine “bancarotta”.
Le mura laterali del Palazzo del Podestà sono ricoperte di motivi floreali incisi nella pietra, si dice che non ce ne siano due uguali, e son più di 2.000!!!
Bologna è famosa per l’insieme di facoltà unificate e di conseguenza la possibilità di studiare tante materie diverse. Ma c’è una curiosità interessante riguardo la stanza anatomica dell’Archiginnasio.
Se ci fate caso, dal centro della stanza in cui è tutt’ora posto il tavolo in marmo per il sezionamento, in fondo alla stanza appare una piccola finestrella chiusa. Un tempo, essa rimaneva aperta in modo che il monaco domenicano potesse controllare la situazione durante lo svolgimento della lezione.
Le regole impartite erano di tenere coperti sempre i genitali e non prendere mai il cuore con le mani.
La Chiesa di Santa Maria della Vita è una delle chiese più famose di Bologna. Al suo interno è presente la celebre scultura in terracotta realizzata da Nicolò dall’Arca, denominata “Il compianto del Cristo morto”.
Questa scultura fu creata nel 1435 è un’opera assolutamente innovativa per l’epoca in cui è stata costruita.
Fu la prima scultura realista della storia: i vestiti dei personaggi sono “moderni” e urlano il Dolore.
La rappresentazione di scene di questo genere fu sempre negato perché considerate troppo estreme per la sensibilità del tempo.
Le gesta e le movenze straziano mentre il dinamismo e le espressioni commuovono. Si dice che dell’Arca sia stato capace di un tale realismo perché all’epoca viveva nel convento di Santa Maria della Vita, che era anche sede di un ospedale. Dell’Arca era dunque continuamente partecipe alla visione a scene di dolore simili, perciò la rappresentazione non solo definisce la scena del compianto, ma anche l’insieme delle sofferenze che il luogo ospitava.
Se camminate per Bologna non potrete fare a meno di incontrare dei tombini circolari di pietra abbastanza antichi. Questi risalgono addirittura al medioevo, quando erano di fondamentale importanza, poiché vi veniva scaricata la neve, accumulata sulle scale e sulle strade, la quale finiva direttamente in uno dei tanti canali che al tempo attraversavano la città.
Su Palazzo D’Accursio è presente una statua in bronzo rappresentante Papa Gregorio XIII, personaggio molto importante per la città data la sua origine bolognese.
Sopra la testa del personaggio è situata una lapide in marmo che afferma “Divus Petronius protector et pater”, ovvero un riferimento al patrono di Bologna, San Petronio. La frase, appositamente sbagliata, fu un escamotage ideato per salvare la statua dalla distruzione.
Infatti, durante il periodo della Rivoluzione francese, era usanza saccheggiare le città occupate e depredare le statue dei papi per fonderle e crearne altre raffiguranti lo stesso Napoleone.
Per evitare ciò i bolognesi la camuffarono la raffigurazione papale travestendolo da Santo. Sostituirono la tiara papale con una mitra vescovile e aggiunsero un pastorale alla mano benedicente.
Sorprendentemente, lo stratagemma funzionò e la statua fu risparmiata, ma passarono più di cento anni prima che Gregorio riassumesse la sua identità, nonostante la scritta rimase, continuando, ancora oggi, a confondere molti bolognesi.
San Procolo è una piccola chiesetta che si trova in Via D’Azelio.
Nella chiesa, operarono fin dal 1200, le scuole dei giuristi Bulgaro e Martino.
Qui troviamo una piccola lapide con un’ incisione in latino che recita:
“Se Proculo (uno studente), fosse stato lontano dalla campana della scuola di giurisprudenza della Chiesa di San Procolo, ora quello studente non sarebbe sepolto nel cimitero che c’è in San Procolo”.
Non si sa se questa interpretazione sia giusta o no, ma tutto fa pensare che la storia sia proprio quella di uno studente deceduto a causa del troppo studio, il che ci dice molto sul fatto che già nel 1300 frequentare l’Università di Bologna non fosse per niente semplice!!
L’idea che il grande Dante sia passato per Bologna, anche solo per un breve periodo, o che addirittura abbia studiato presso l’antica Università della città, proprio come molti studenti moderni, è un’idea eccitante.
Non si sa esattamente quale delle due alternative sia quella corretta, ma sta di fatto che il grande poeta fiorentino ha lasciato un segno del suo passaggio.
Infatti, ancora oggi, sulla torre della Garisenda, una delle due torri simbolo di Bologna, è inciso un suo verso che tradotto afferma:
“Come appare la Garisenda a chi la guardi da sotto il lato inclinato, quando una nuvola passa sopra ad essa, e come per un’ illusione ottica sembra che la torre si pieghi verso di lei; tale apparve Anteo a me, che rimanevo sospeso ad attendere il momento in cui si sarebbe chinato, e fu un momento talmente spaventoso che avrei voluto andare per un’ altra strada.”
Insomma Bologna fu proprio di grande suggestione anche per Dante!
Credete nella magia? Se la risposta è sì, allora vi consiglio di recarvi in una delle chiese più affascinanti di Bologna. Nella chiesa di Santo Stefano viene conservata la famosa “pietra nera”.
Posta sulla facciata dell’edificio, si dice che fosse talmente lucida da potercisi specchiare, fino a quando l’incantesimo di un eremita portò malefici su di essa. Da questo momento in poi venne denominata “la pietra dei peccati”, oltre al fatto che perse la sua lucidità diventando opaca.
Per paura dei suoi oscuri poteri mistici, i bolognesi iniziarono a diffidare e a tenersi a distanza da essa.
All’incrocio tra Piazza del Nettuno e Via Rizzoli, troviamo l’antico lampione di Palazzo Re Enzo.
A prima vista può sembrare che questo non abbia nulla di particolare, a parte forse qualche anno alle spalle, in realtà porta con sé una romanticissima curiosità.
Si dice che a ogni nascita di un bambino, sprizzi un lampo di luce che simboleggia il grande avvenimento.
Ancora oggi, gli infermieri dei principali ospedali di Bologna (Sant’Orsola e Ospedale Maggiore), ad ogni nascita, premono un bottone che comunica ai passanti questa grande gioia!
Potrebbe essere un vero e proprio divertimento cercare di scovare questi angolini magici e raccontarle ad amici o parenti in viaggio per intrattenere e rendere il vostro soggiorno unico e misterioso!
Ora che siete al corrente di alcune delle curiose leggende bolognesi non vi resta che vederle e cercarle con i vostri occhi!